Come coach, l’attimo in cui individui il talento in una persona è un’esperienza
meravigliosa. E’ la potenza umana che si svela e desta stupore, meraviglia sia nel
coach sia nel cliente stesso. Come assistere ad una bellissima aurora. E’ la scoperta
di una vena di energia pura, cristallina e inesauribile che si autoalimenta man
mano che viene utilizzata, dall’individuo stesso, nella costruzione dei propri progetti
di vita.
E’ un metodo innovativo di sviluppo, formazione e cura di sé che si concentra sulle
potenzialità di ognuno di noi e sulla nostra forza mentale. Il coaching ha il compito
di individuarle ed allenarle, fino a farle diventare talento riconosciuto da noi
stessi in primo luogo, cosa che ci gratificherà, ma al tempo stesso riconosciute
anche da chi ci sta attorno, perché richiamano ammirazione ed emozioni positive
anche negli altri. Il talento all’opera permette alla persona di raggiungere i risultati
che si prefigge. I risultati sono concretamente verificabili e la riuscita del percorso
è data dal raggiungimento pieno dell’obiettivo che il cliente si pone.
Con il coaching non si tratta solo di raggiungere i propri obiettivi o migliorare
la propria performance; si tratta di farlo crescendo e migliorando la propria vita.
E’ questo che crea un circuito virtuoso in cui le potenzialità si esprimono in azione
e questa, in miglioramenti concreti che poi incidono sul benessere complessivo dell’individuo
spingendolo ad un miglioramento continuo e portandolo alla felicità.
La FELICITA’ cui il cliente con il suo coach tende è stata studiata a fondo
dalla psicologia positiva e dalla psicologia del potenziale umano. Gli studi dimostrano
che la felicità non è solo uno stato emotivo, ma un’importante risorsa psicologica
che può essere usata per raggiungere i propri obiettivi.
Le persone felici:
- Tendono ad essere più creative, pro-sociali, generose, altruistiche e sane.
- Tendono a vivere più a lungo, ad avere relazioni d’amore più soddisfacenti, reti
di amicizie e maggiori introiti economici.
- Nel lavoro sono le persone che hanno le migliori performance e risultati.
- La felicità è una risorsa che migliora le relazioni affettive e lavorative, rende
benefici anche sul piano materiale e fisico. Si innesta un circolo virtuoso che
si autoalimenta.
Differenza tra coaching e psicologia nella concezione del cliente nel focus, nella
relazione, nell’orientamento e nel metodo.
Il coach non cura e, in nessun caso, si occupa del disagio psicologico. Il coach
si occupa di persone che non hanno disturbi e patologie psicologiche diagnosticabili.
Il coaching non è psicoterapia, né un’alternativa alle terapie psicologiche, non
si sostituisce ad esse, ma è un valido metodo complementare; infatti sono sempre
più frequenti le collaborazioni tra psicologi, psicoterapeuti, psichiatri e life
coach. In particolare quest’ultimo si focalizza esclusivamente sullo sviluppo presente
e futuro del funzionamento sociale e lavorativo della persona.
Nell’approccio ortopedico, quello medico-paziente della medicina, ma anche quello
della psicologia tradizionale in generale, dalla psichiatrica soprattutto, il cliente
è visto come qualcosa che non funziona, da curare, da aggiustare. Un cliente/paziente
che coincide con le sue aree di debolezza. In definitiva una persona incapace di
capirsi, in balia degli eventi e incapace autonomamente di trovare il bandolo della
matassa quindi dipendente da una figura professionale esterna a lui, come può essere
lo psicologo o il psicoterapeuta.
Questo cliente è molto diverso dal cliente del coach, o forse il coach è molto diverso
nel guardare il suo cliente… Per la nostra esperienza con centinaia di persone il
cliente in sintesi è un innovatore culturale, uno che rompe con gli schemi preordinati,
con le sovrastrutture imposte dall’educazione e dalla società, che è straordinariamente
attivo, partecipe, innovativo; che ha una spinta propulsiva all’autorealizzazione
e al suo benessere, ed è al contempo attento al benessere di coloro che lo circondano
e che ama, solo che ancora non sa come agire e come raggiungere i suoi obiettivi.
E’ consapevole della sua forza, anche quando ha perso il governo di se stesso, la
determinazione e la sicurezza delle scelte … Intimamente sa che può farcela… è guidato
da un presentimento, a volte sottile, flebile, ma chiarissimo. Nel coach cerca l’alleato
che comprende in pieno sia le sue forze, le sue potenzialità, sia il suo disorientamento
e gli sta a fianco, lo allena e gli illumina di nuovo la strada che ha davanti rendendola
più chiara e percorribile. Il cliente che si rivolge al coach è attento, conscio,
protagonista, partecipe del suo processo di crescita. Impegnato mentre dipana col
suo coach la matassa emotiva, mentale, agita; mentre riscopre le sue potenzialità,
e rende raggiungibili i suoi obiettivi. Dall’esperienza diretta con i nostri clienti
possiamo dire che oltre la nebbia iniziale che hanno nel cuore, nella mente, nell’anima
c’è un grande faro sempre acceso … che una volta raggiunto e scovato li porta ad
essere coraggiosi, rivoluzionari nella loro vita, capaci di percorrere grandi distanze
correndo. …, di distanziare il suo coach e di lasciarlo a bocca aperta, stupito.
C’e chi ha il coraggio di lasciare l’incarico nella pubblica amministrazione e diventare
imprenditore; ci sono donne che dopo un licenziamento immotivato in tronco costruiscono
la loro impresa, studentesse che ripartono dallo stallo universitario in cui sono
finite e riprendono a macinare esami verso la laurea; assicuratori frustrati e delusi
che aprono un’ impresa turistica; adolescenti che vivono chiusi in un angolo silenziosi
perché si sentono sbagliati, soffocati ed emarginati e poi si svelano terminando
gli studi e diventando cantautori.
Differenza tra coaching e psicoterapia.
FOCUS
|
Per la psicoterapia
|
Per il coaching
|
Eliminare la sofferenza
Ristrutturare la personalità
Comprendere il passato: il perché
Interpretare le relazioni
Consapevolezza/coscienza
|
Migliorare l’autogoverno per realizzarsi
Raggiungere un obiettivo specifico, un desiderio
Vedere il futuro come creatività/costruzione
Sviluppo delle relazioni positive
Piani d’azione, superamento degli ostacoli
|
RELAZIONI E FINALITÀ
|
Psicoterapia
|
Coaching
|
Modello medico/paziente
Diagnosi del disturbo /patologia secondo il DSM IV
Interpretazione delle emozioni
Il cliente è visto come paziente
La relazione è rivolta alla cura
|
Modello coach/cliente
Obiettivi stabiliti, transizioni desiderabili, crescita personale
Paradigma della performance e della creatività
Cliente è visto come protagonista del cambiamento e dell’azione
La relazione è rivolta ad allenare la creatività e migliorare
|
ORIENTAMENTO
|
Psicoterapia
|
Coaching
|
Verso l’inconscio, i conflitti, i deficit
Il mondo interiore
|
Verso il risultato e l’azione
Il rapporto con il contesto (famiglia/amici, luogo di lavoro, società) e il suo
miglioramento concreto
|
STILI E METODI
|
Dello psicoterapeuta
|
Del coach
|
Ascolto empatico e attenzione
Evocare ricordi e relazioni significative
Essere cauto
Interpretare secondo modelli teorici
Ristrutturare il mondo interiore del cliente
Guarire, stare meglio
Diagnosticare nevrosi e problematiche psichiche
|
Ascolto empatico e massima concentrazione
Far emergere desideri e obiettivi
Essere sfidante e sostenere
Confrontarsi alla pari condividendo conoscenze e preparazione
Stimolare idee creative e concretizzarle
Migliorare risultati e valorizzarli
Valorizzare potenzialità e talenti
Voglia di agire
|
L’ATTIVITA’ DI COACHING - A CHI SI RIVOLGE?
Adulti, coppie e genitori: per superare problemi nelle relazioni familiari
e genitoriali. Per realizzare lo straordinario, ma difficilissimo, compito di fondare
e costruire una famiglia serena e solida. Trovare il partner, o superare momenti
di crisi nella coppia.
Giovani e adolescenti: migliorare il rendimento scolastico. Affrontare esami
o colloqui in modo efficace. Scegliere la scuola o il lavoro più adatto alle proprie
potenzialità, capacità, attitudini, aspettative. Superare le difficoltà di relazione
con gli insegnanti, con i compagni o con gli amici. Il coaching può servire anche
a trovare la propria realizzazione nella vita nonché superare crisi esistenziali.
Nel lavoro: superare conflitti con il superiore, collaboratori, colleghi.
Cambiare lavoro, o trovarne uno nuovo. Sentirsi pienamente realizzati nel proprio
lavoro. Comprendere il contesto professionale in cui si è inseriti per riprendere
il governo della situazione e decidere cosa fare: adeguarsi al contesto, cambiarlo
(se possibile) oppure rompere con esso e cercarne un altro che sia in linea con
i nostri valori e la nostra concezione del lavoro.
Coaching per imprese: Avviare, fondare, sviluppare la propria impresa in
armonia con il proprio stile di leadership. Aumentare il fatturato, o la qualità
del servizio offerto ai clienti. Migliorare la propria leadership in armonia con
le proprie potenzialità e competenze al fine di aumentare la redditività, il benessere
dei collaboratori e la soddisfazione del cliente. Migliorare la propria capacità
di gestione e crescita dei collaboratori. Costruire una squadra vincente e risolvere
i conflitti. Esprimere la propria leadership per raggiungere gli obiettivi aziendali.
Bilanciare la vita privata con quella lavorativa.
E’ colui che si allea al cliente per aiutarlo a raggiungere gli obiettivi che si
pone. Come lo fa? Scoprendo le sue potenzialità e allenandole, fino a farle diventare
talento; ovvero azioni che producono il cambiamento desiderato. Questo è il modo
di procedere in un percorso di coaching: un progressivo avvicinamento alla meta
desiderata. Per il cliente, è un viaggio di scoperta delle proprie potenzialità,
e di come metterle in campo, per essere protagonista della propria vita e scegliere
come costruirla.
Il metodo del coaching umanistico è particolarmente efficace perchè si focalizza
sulle soluzioni anziché sui problemi, non cerca nel passato, ma guarda al futuro.
Fa emergere e rende accessibili le risorse e le potenzialità all’interno di ogni
persona. Le sessioni di coaching sono individuali e durano circa un’ ora, a cadenza
settimanale o quindicinale. Durante le sessioni si viene stimolati dal proprio coach
a definire i propri obiettivi, a chiarire le proprie motivazioni, ad attingere alle
nostre potenzialità, a mettere in pratica la creatività per superare gli ostacoli
e trovare nuove strategie per costruire il futuro che davvero si desidera. Il percorso
di coaching che s’intraprende parte dal presupposto che il vero cambiamento possa
avvenire soltanto partendo dalla persona e non possa essere prodotto in alcun modo
dall’esterno attraverso consigli o ricette preconfezionate.
Ognuno ha già tutte le risposte dentro di sé ed il coach ha il compito di aiutare
a scoprirle e ad attivarle, stimolando in vari modi la creatività”.
Appunti sulle origini teoriche e metodologiche del Coaching
Il coaching umanistico trova le sue origini teoriche sin nella filosofia della Grecia
Classica e romana, e da studi successivi portati avanti dalla psicologia positiva
in America (Seligman, Maslow) oltre che dalla psicologia del potenziale umano in
Italia (Stanchieri) che si sono concentrati su una domanda fondamentale e semplice:
che cos’è che rende una persona felice? Cosa rende la vita degna di essere vissuta?
Studiando e analizzando la vita delle persone che hanno segnato positivamente la
storia della nostra specie, ed hanno espresso il loro genio creativo, hanno trovato
questa risposta: vivere secondo virtù le proprie potenzialità espresse, genera benessere
e auto-realizzazione, soddisfazione nella vita, e felicità. Viceversa le potenzialità
inespresse o represse provocano disagio. Ci si sente infelici, e frustrati, stanchi
e si incontrano problemi nella relazione con sé stessi, con gli altri e nel lavoro.
Il coaching umanistico trasforma in realtà il potenziale che c’è in ognuno di noi
e rende accessibile a tutti questa felicità, che è data dalla propria realizzazione.
Il coaching trova le sue origini metodologiche nello sport e nasce come incremento
delle performance grazie all’elaborazione di Withmore, di Leonard e di alcuni allenatori
particolarmente attenti alle dinamiche mentali degli sportivi. Sin dall’origine
viene applicato in ogni campo di attività che richieda raggiungimento di obiettivi
o incremento di risultati. Ma perché è importante un allenatore nella vita di tutti
i giorni? Che cosa “allena” un coach nei diversi ambiti della vita quotidiana?
Rivolgersi al coach nella vita di tutti i giorni
Ci sono momenti nella vita in cui senti la voglia di dare di più, di stare meglio.
Senti che c’è qualcosa in te che ti invita a migliorare la tua situazione famigliare,
la relazione con il tuo partner, oppure che desideri cambiare lavoro o stare meglio
nel tuo lavoro attuale. Situazioni in cui senti che per tutta la vita ti sei comportato
come ti chiedevano gli altri, ma non come volevi tu e adesso c’è una forza misteriosa
interna e finora sconosciuta che ti invita ad ascoltarla a prendersi cura di lei
per farla uscire. Però non sai se è il caso, se è solo il capriccio del momento,
hai paura delle conseguenze o di non saperle gestire, oppure se la tua sensazione
ha un senso. Certo che ce l’ha un senso! È la forza della tua unicità, quella che
ti porta a esprimere te stesso così come sei, che ti chiede di darle retta perché
vuole mettersi in gioco nel conseguire grazie ad essa i tuoi progetti.
Roberto 16 anni. Studente al conservatorio e liceo musicale. Un grande talento
musicale ancora a livello potenziale, ma senza la capacità e la forza di allenarlo
e di fidarsi di un alleato che lo aiuti a farlo. Roberto è un ragazzo che ha l’insufficienza
al primo quadrimestre in cinque materie. Mentre nei temi di italiano in classe colleziona
insufficienze compone canzoni sull’amicizia, sull’amore, sulla morte; canzoni che
suona con la chitarra e gli amici d’estate sugli scogli mentre è in vacanza; le
coppie si fermano ad ascoltarli abbracciate e rapite. Eppure i suoi temi di italiano
continuano ad essere da quattro perché non è sicuro che il suo pensiero sull’argomento
trattato sia corretto, quindi non lo scrive. Viceversa, le sue riflessioni sul mondo,
sulla vita, sulla società, amicizie, amori raccontato alla coach di getto è concreto,
obiettivo, emozionato e caldo. Roberto ha grande capacità di guardare la realtà,
di leggerla con profondità e sensibilità, eppure non si fida ad esporsi e colleziona
insufficienze che lo porteranno a rinunciare alla scuola. Come si fa a permettere
ad un tale potenziale di esprimersi? Quali sono gli ostacoli che si frappongono
alla piena espressione della sua capacità? Il ciclo della rinuncia al quale Roberto,
come tanti di noi, si è abituato ed allenato per anni. Passare dal ritirarci dinnanzi
ad un ostacolo, dal desistere abbattuti e sempre più scontenti, alla fiducia e all’allenamento
delle nostre migliori potenzialità per permettere la nostra piena espressione è
un dovere verso noi stessi, per il rispetto che meritiamo, prima ancora che un piacere.
Alberto, 12 anni. Studente prima media. A dicembre, quando abbiamo iniziato
il percorso a scuola gli attribuivano problemi comportamentali, le sospensioni frequenti
ed il rendimento pienamente insufficiente. Era sottoposto ad atti di bullismo da
parte di alcuni compagni ai quali rispondeva in effetti con strafottenza, ma la
punizione da parte della dirigente e degli insegnanti era riservata solo a lui,
e alla famiglia che spesso si sentiva tacciata di incapacità nell’educare il figlio.
La famiglia si sentiva impotente, era convinta di avere un figlio “delinquente”
e di essere un fallimento nell’educazione. Nel primo periodo ci siamo concentrati
soprattutto nel gestire l’ansia e la rabbia e l’approccio critico di Alberto verso
la scuola. Poi nell’aprire spazi costruttivi e attivi in casa. Abbiamo contemporaneamente
lavorato con la famiglia che finalmente è passata dalla sottomissione all’azione
chiedendo ed ottenendo a marzo il trasferimento di Alberto in altra scuola. La nuova
scuola l’ha accettato a patto però che ci sia anche la coach a seguirlo. Ho continuato
a seguire Alberto anche nella nuova scuola lavorando con lui sulla sua identità
di studente e sulle principali competenze che uno studente deve acquisire sul piano
relazionale, dello studio e del rendimento scolastico; sulla capacità di muoversi
dentro un contesto con regole precise. Alla fine dell’anno è stato promosso.
Franco, Imprenditore, 40 anni. Dopo 8 anni dalla sua fondazione, a Franco,
di seguire l’azienda in Olanda oltre a quella italiana pesava. Voleva cederla. Però
al contempo non riusciva a prendere la decisione perché gli dispiaceva lasciare
i soci a sbrigarsela da soli, oltretutto in un momento di grandi difficoltà economiche
e organizzative. Era stato lui ad avere l’idea di fondare questa nuova azienda e
i suoi soci l’avevano seguito con entusiasmo. Quando Franco ha iniziato il percorso
la situazione era di disagio, paura, insofferenza e sul piano operativo si limitava
a puntare solo al mantenimento dello status quo e ad arginare le perdite. Era un
leader in crisi. Era sempre più distaccato dalla gestione strategica e si dedicava
a quella operativa quotidiana. Sentiva di aver ceduto il comando ai soci e assieme
il suo know how. Durante il percorso abbiamo lavorato sul ripristino del governo
della situazione attuale e sulla definizione di una più chiara visione del futuro.
Abbiamo lavorato sulla ridefinizione di visione, missione, valori e obiettivi dell’azienda;
sulla chiarezza dei ruoli tra i soci mettendo l’organizzazione in condizione di
raccogliere i frutti degli investimenti e degli sforzi. Abbiamo reso più efficace
la gestione operativa e strategica puntando su una pianificazione più efficace.
Il raggiungimento dell’obiettivo è stato possibile grazie al recupero, alla valorizzazione,
all’allenamento della leadership naturale e positiva di Franco. Quella che, in primo
luogo, l’ha portato 8 anni prima a fondare la società, individuando l’idea di base
e attraendo i suoi soci; nonché coinvolgendo, motivando e supportando i dipendenti
in Olanda, superando ostacoli e imprevisti per conseguire un risultato economico
sempre migliore.
Marica, 21 anni – a 16 anni lascia la scuola, gli amici e le numerose attività
sportive a livello agonistico e non; smette tutto tranne di suonare il sax nella
banda del suo comune e si rintana in casa per 5 anni. Ad aprile i genitori prendono
contatti con la coach. Marica inizia il percorso di coaching un po’ smarrita, diffidente
e totalmente inconsapevole del suo valore e dei suoi sogni. Vorrebbe affermarsi,
riprendere a vivere, trovare la sua strada e sentirsi realizzata. Lavoriamo su due
obiettivi: uno a breve termine, trovare un lavoro che le permetta di rendersi indipendente.
L’altro obiettivo è quello di trovare la propria strada, autonomamente, e su essa
realizzarsi professionalmente e personalmente. Partiamo dal curriculum vitae valorizzando
il suo percorso professionale e personale passato, caratterizzato da grande energia
e vitalità. Marica riscopre, osservando i passi già mossi, le sue competenze e le
potenzialità che aveva messo in atto anni prima, si stupisce. Anni di ritiro avevano
gettato una cortina di nebbia fitta sul suo potenziale. A giugno trova un primo
lavoretto che le permette di mantenersi. Nel frattempo continua a ricercare la sua
missione nella vita. Scopre il suo amore per l’umanità, l’integrità e diviene sempre
più sicura della sua strada futura. A luglio si iscrive alla scuola serale per conseguire
il diploma in scienze umane e sociali. Inizierà la scuola a settembre. Nell’attesa
studia attentamente tutta la letteratura attorno alla filosofia e psicologia umana
dimostrando così anche il suo grande amore per l’apprendimento.
Il coaching visto dai clienti
Ho chiesto ad alcuni clienti quando e perché consiglierebbero ad un loro amico/a
di andare dal coach. Quale il beneficio principale del percorso di coaching che
stanno facendo o hanno fatto
…. quando c'è un crollo o difficoltà, incomprensione, disagio a portare avanti i
propri obiettivi e non se ne viene fuori prima della rovina. E’ il coach l'unico
di cui puoi veramente fidarti ed affidarti, in qualunque occasione, settore e riuscire
nell'impresa. (Maria, 47 anni)
“Ascoltando le preoccupazioni di Claudia su come riuscire a mettere in pratica tutta
la sua voglia di iniziare il percorso universitario, senza farsi distrarre da pensieri
superflui e riuscendo a tenere la concentrazione sullo studio, mi è venuto spontaneo
consigliarle di rivolgersi a te. Mi sono trovata di fronte ad una persona che sapevo
ben possedesse grandi potenzialità, ma che aveva un bisogno disperato di essere
spronato a raggiungere i suoi obiettivi. In quel momento mi sono sentita, nonostante
l'affetto profondo, inadeguata. Però avevo una certezza: doveva essere allenata
a raggiungere il suo obiettivo.” (Giovanna, 44 anni)
Sono stata in psicoterapia 10 anni, ma mai erano venuti fuori alcuni temi che stiamo
affrontando con questo percorso. Attraverso il percorso di coaching mi stupisco
da sola di me stessa. Faccio cose che mai avrei pensato, ho scoperto in me potenzialità
che mai avrei immaginato. Soprattutto trovo riscontro in un cambiamento concreto
del mio modo di comportarmi nella vita quotidiana. Ho ritrovato la mia spontaneità
e sono più felice. Provo emozioni bellissime e più stabili e mi sento piena di positività
e di energia. Ho iniziato il percorso di coaching perché non mi ritenevo nemmeno
in grado di organizzare l’agenda. Cercavo un corso di gestione del tempo. Sul lavoro
mi sentivo sempre seconda a tutti. Dopo quattro mesi di percorso ho l’obiettivo
di diventare primario... (Lucia, 41 anni)
Il mio obiettivo è diventare una campionessa di sci. Andare dal coach perché ti
allena, ti fa pensare e ti stimola aiutandoti ad esprimere parti di te, a riflettere
su cose che altrimenti dai per scontate. Ti sta vicino nella tua crescita e ti aiuta
a trovare nuove idee per risolvere i problemi, così migliori. Mi aiuta a ritrovare
la forza in me per dare il meglio di me stessa negli allenamenti e nelle gare. (Isabella
16 anni)
Principale beneficio di un percorso di coaching…
Il principale beneficio di un percorso di coaching è strettamente legato alla soluzione
del problema a prescindere dalla natura del problema stesso, poiché la soluzione
porta in sé salute, benessere, equilibrio con se stessi e con il proprio io” (Maria)
Il principale beneficio per me è stato la libertà mentale per riuscire a raggiungere
i miei obiettivi. Scansando via tutto ciò che per me era motivo di inquietudine
e preoccupazione. Devo ancora lavorare su di me, ma ad oggi riesco a sdrammatizzare
su situazioni che mi creano ansia e so cosa voglio per il mio oggi e per il mio
domani: sono ripartita, quindi da me, da Mario e dai miei figli. P. S. Dopo 10 anni,
io e Mario andiamo in vacanza...Figli e cani a casa. (Valentina, 42 anni)
Andare dalla coach permette di avere qualcuno che ti ascolta, che si prende cura
di te e ti aiuta a raggiungere gli obiettivi che mi pongo. (Michele, 17 anni)
Andare da un coach è un’ esperienza, bella e importante; è finalmente avere una
guida. Perchè è questo che io vedo nel coach. Una guida per raggiungere un obiettivo,
che sia dentro o fuori di se'. Mia figlia sta riuscendo ad individuare quello che
intravedeva del suo futuro, e tutto questo,e per svariati motivi, non era accaduto
prima, ne' a scuola ne' in famiglia. Raggiungere un obiettivo, come, quando, dove
e perchè porselo. Quello che vorrei e' che sempre più famiglie potessero sapere
e cercare e usufruire dell'aiuto di un coach. E' chiedere e ricevere aiuto, specifico
e soprattutto mirato. (Luisa, 45 anni)
Cara Coach,
Ma quanto é giusto e/o necessario, stare sempre alle condizioni di mio figlio perché
riesca ad essere promosso o perché inizi qualche attività per lui positiva, o perché
ti rivolga un pò di considerazione senza pensare ad un tornaconto monetario? Mà!
V.
Cara V, Il passaggio importante è proprio dallo “stare alle sue condizioni” (che
presuppone un rapporto di scontro, sfida e negoziazione continua); all’essere sua
ALLEATA mentre lui si realizza come uomo, affrontando il difficile passaggio dell’adolescenza.
Alleato è colui che viene vissuto come una guida che possa coltivare la sua unicità,
che lo aiuti a stabilire degli obiettivi e ad elaborare delle strategie per raggiungerli,
ma amandolo profondamente ed accettando. Implica ascolto, dialogo, rispetto e alleanza.
Quando i ragazzi si sentono amati e stimati, accettano anche di essere guidati assumendo
l’adulto come testimone del proprio valore. Nella fase difficile dell’adolescenza,
mentre sono alla ricerca della loro identità allontanandosi, ribellandosi, cambiando,
in realtà sono ancora dipendenti dagli adulti complessivamente, non solo sul piano
materiale ma anche sul piano esistenziale d’insieme. Per quanto riguarda il tornaconto
monetario, tuo figlio ha bisogno di passare da una motivazione estrinseca nel fare
le cose (i soldi) ad una intrinseca (la mia felicità/ la mia auto-realizzazione).
Questo avverrà dentro una relazione con te fondata sull’autorevolezza e la fiducia.
All'interno di una relazione di questo tipo, il riconoscimento monetario avrà comunque
valore, ma di un altro tipo: avrà il valore dell'indipendenza e della responsabilità
A presto. Moira
Cara Coach,
Le soddisfazioni umane che cerco sono quelle in cui io finalmente riesco ad aprirmi
costruttivamente e realmente agli altri per realizzare utilità e benessere reciproci,
a superare i miei limiti e le mie paure (preconcetti), ma a sapere anche accettare
questi ultimi e quelle che possono sembrare delle apparenti sconfitte ... insomma
a saper sorridere (magari anche solo interiormente) . Sto inseguendo i miei obiettivi
intensamente da almeno circa quattro anni. L’altra settimana ho anche raccontato
al mio psicoterapeuta... C.
Caro C,
ricerchi il tuo benessere investendo le tue energie nel cercare di migliorarti,
di "aggiustare" le cose che non vanno … di superare i limiti, le tue paure (lo psicoterapeuta
come alleato nello scandagliare quello che è stato, e quello che va modificato)
…con tenacia e determinazione …4 anni.
Personalmente, trovo la tua maggiore potenzialità nella vitalità, nel tuo amore
per la vita. E la frase di Marcel Prost, che ti è tanto cara in questo momento,
ben rappresenta quello che potrebbe essere un nuovo modo di guardare a te stesso,
proprio per salvaguardare la tua vitalità: “il vero viaggio di scoperta non consiste
nel valutare nuove terre, ma nel vedere con nuovi occhi". Credo infatti che in questo
momento per te sia importante valorizzare, allenare le tue grandissime potenzialità,
piuttosto che perseverare nella ricerca di quello che non va, per correggerlo… Tu
vai già bene così! sono le tue potenzialità a richiedere maggiore cittadinanza per
esprimersi, poi saranno loro a prendersi cura delle tue ombre. Perché la vita, così
come la felicità, ed il rapporto con gli altri, sono fatti di luci e ombre. Non
esiste l’una senza l’altra, pena la perdita di profondità della nostra esistenza.
Quello che dobbiamo fare è riconoscerle e armonizzarle.
Un’altra cosa. Per te gli altri sono particolarmente importanti: questo presuppone
una grande potenzialità d’amare. Amare è azione, è creazione e generazione della
propria, e altrui bellezza. Ma l'amore è un potere umano che può essere praticato
solo in libertà. In particolare, anche in questo caso, solo quando le nostre luci
e le nostre ombre, si possono esprimere. Il risultato dell’amore è creazione di
qualcosa, sempre. Pensa ad un dipinto, ad un tramonto. Anche loro sono creazioni.
La loro bellezza è data proprio dalla diversità dei colori nelle loro varie sfumature;
è data dalla forza della luce, ma anche delle ombre. Da questo punto di vista, i
nostri limiti e le paure, non sono necessariamente delle "sconfitte". Sono i chiaroscuro
che danno spessore alla nostra creazione. Per questo vanno armonizzati nel contesto
più ampio della nostra esistenza, non necessariamente vanno estirpati.
Una domanda: perché sorridere solo interiormente? Perché puntare a saper sorridere
interiormente quando per te è importante la reciprocità. Quindi sorridere apertamente,
per condividere il tuo sorriso con gli altri? Un caro saluto. Moira